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MORFOLOGIA: GLI IMENOFORI

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L'imenoforo è la parte più importante dove si trovano gli aschi e i basidi, cellule atte alla produzione delle spore. Generalmente è la parte che si trova sotto al cappello, e se ne possono distinguere diverse tipologie: a lamelle, ad aculei, a pori e tubuli, a pieghe o pliche, liscio oppure interno. Imenofori a lamelle Le lamelle sono delle piccole lamine che si osservano sotto al cappello; sono tipiche degli Agaricomiceti, raggruppamento dove troviamo fra gli altri i generi Amanita, Russula, Armillaria, Lactarius, Entoloma, Hygrophorus… è molto importante osservarne i colori poiché la tonalità delle spore, spesso corrispondente, aiuta a inquadrare diversi gruppi di funghi. Esisteranno dunque i funghi melanosporei, dalla sporata nera; leucosporei, bianca o incolore; rodosporei, rosata o rosa-brunastra; iantinosporei, con sporata di colore bruno-violaceo; ocrosporei, di colore ocra o bruno-ruggine.

 

È importante altresì ricordare che le lamelle assumono il colore delle spore generalmente a maturazione raggiunta oppure che talvolta il colore delle lamelle sia differente da quello della sporata: un esempio è l’ovolo buono o Amanita caesarea, che presenta lamelle di colore giallo dorato ma sporata di colore nettamente biancastro. Osservare il colore della sporata è un operazione facile: basta avere un esemplare fresco, raccolto e tenuto separatamente da altri funghi; bisogna tagliarne il gambo e appoggiarne il cappello sopra a un foglio o cartoncino per metà di colore bianco e per metà di colore nero: in poche ore si potrà apprezzare un deposito simile a polvere, la sporata del nostro fungo. Un altro carattere importante da osservare nelle lamelle è osservarne l’inserzione al gambo, inserzione apprezzabile molto bene sezionando sagittalmente il fungo in più parti. Esistono: lamelle distanti o libere, ovvero quando non sono attaccate al gambo e talvolta lasciano intravedere un lembo di carne; adnate, quando toccano il gambo per tutta la loro lunghezza; uncinate, quando sfiorano il gambo attraverso una sorta di uncino o dentino; decorrenti, quando proseguono lungo il gambo per un tratto.

 

Dopo avere osservato le lamelle nella loro interezza, andiamo a scrutarle nei particolari: ne distingueremo le due facce, l’orlo o tagliente e ne osserveremo altre caratteristiche, come la distanza fra dorso e filo definita larghezza; lo spessore, ossia la distanza fra due facce di una stessa lamella; la densità media o spaziatura fra lamelle, che porta a definirle da fitte a larghe; le lamellule, lamelle di larghezza ridotta che non raggiungono il gambo; il filo o tagliente, che può assumere diverse colorazioni e può presentarsi anche fessurato; le biforcazioni, vere sdoppiature delle lamelle in due parti; la fessurazione in due lamine, il profilo, arcuato, sinuato o ventricoso o liscio; le anastomosi, vere congiunzioni simili a grosse vene poste fra le lamelle; la separabilità, ovvero la tendenza in alcuni generi fungini a separarsi a piccoli blocchi. Imenofori a tubuli e pori Per quanto riguarda i funghi che presentano un imenoforo formato da tubuli e pori, valgono all’incirca le medesime caratteristiche, in un certo senso, delle lamelle. I tubuli sono dei veri e propri tubicini terminanti nei pori, loro orefizio. Per avere una disamina completa dello sporoforo, occorre controllare con attenzione sia i pori sia i tubuli. Nei tubuli ha importanza osservare il profilo, che corrisponde al filo delle lamelle; l’inserzione sul gambo (possono essere distanti, adnati o decorrenti); la separabilità dal cappello; la lunghezza e il colore, osservabile sezionando longitudinalmente il fungo poiché talvolta è diverso da quello dei pori.

 

Nei pori altresì, oltre al colore della superficie (variabile con l’età) andranno osservati la forma (rotonda, angolosa, irregolare) e il diametro (solo negli esemplari adulti). Imenofori a pieghe o plìche Si tratta di una caratteristica tipica delle Cantharellaceae, famiglia che comprende i conosciuti funghi galletti; a differenza delle lamelle si osserva una struttura più semplificata, che non presenta distinzione fra imenoforo e carne. Spesso sono chiamate anche pseudolamelle, o venature, nel caso siano appena abbozzate. In questi funghi è molto facile osservare anche congiunzioni trasversali fra le lamelle, le cosiddette anastòmosi. Imenofori ad aculei o ìdni L’imenoforo ad aculei è tipico della famiglia delle Hydnaceae e di alcune specie appartenenti alle Aphyllophorales eHeterobasidiomycetes. Solitamente è formato da piccoli aghi, sottili e facili da asportare. L’aspetto nell’insieme ricorda una spazzola; una specie nota, commerciata e conosciuta è lo steccherino dorato o Hydnum repandum. Imenofori lisci L’imenoforo liscio è in pratica l’assenza di un imenio meglio definito: è tipico di alcuni funghi lignicoli, come nel genere Stereum, e nel genere Craterellus, che comprende le ottime trombette dei morti, corno dell’abbondanza o Craterellus cornucopiodes. Imenofori amfigeni Si parla di un imenoforo di tipo amfigeno (dal greco amphi e genea, contornato) per quelle specie di funghi dove lo stesso non è particolarmente localizzato in una specifica parte della struttura dello sporoforo, ma è distribuito sulla stessa in modo indifferenziato.

 

Sono quelli tipici dei funghi appartenenti ai generiClavaria, Clavariadelphus, Clavulina, Discina, Disciotis, Mitrophora, Morchella, Ramaria, Sparassis, Spathularia, Tremella, Verpa e via discorrendo, con la maggiorparte del numero di funghi appartenenti agli Ascomiceti. Imenofori interni Si parla di un imenoforo di tipo interno, quando andiamo ad esaminare alcuni funghi dall'aspetto particolare, generalmente rotondeggiante, dove non sono particolarmente apprezzabili strutture riconducibili a gambo e cappello o che esulano da tale aspetto. Basta pensare ad alcuni funghi come le vescie (Lycoperdon, Bovista, Langermannia, Scleroderma) e ai tartufi e simili (Tuber, Terfezia, Rhizopogon). Per meglio comprendere questo tipo di "imenofori", bisogna innazitutto introdurre il termine "gleba".

 

La gleba è la parte dove si sviluppa il tessuto fertile contenente le spore (l'imenoforo) racchiusa all'interno di uno strato, detto peridio; a seconda del genere poi questa espellerà le spore esponendosi all'aria (come nelle Phallaceae), rimanendo all'interno fino alla deiescenza del fungo (come accade per le vescie) o rimanere all'interno fino alla maturazione completata per poi farsi diffondere da insetti ed animali (come accade nei funghi ipogei, ossia cresciuti sottoterra, come i tartufi). Nel caso delle vescie, inizialmente la struttura appare carnosa e compatta: con la maturazione, le spore, divenute polvere di colore ocraceo, fuoriusciranno attraverso una particolare apertura provocata dal fungo (stoma, deiescenza o foro apicale). Nel caso di altri gasteromiceti, invece, si presenta sottoforma di mucillagine verdastra protetta all'interno di un ovolo; a maturazione il fungo esporrà una struttura più o meno complessa o ramificata sulla quale si depositerà questa sostanza, dall'odore sgradevole, che attrae insetti come le mosche, le quali, depositandosi su questa massa, trasporteranno le spore mature nell'ambiente.

 

Per i funghi come i tartufi, invece, la gleba maturerà con le spore e non fuoriuscirà, ma le spore saranno trasportate dagli animali e piccoli insetti che si cibano di questi funghi. Infine, un curioso e particolare caso: la famiglia delle Nidulariaceae, dove osserviamo delle coppette che contengono piccoli dischetti rotondeggianti separati (dove si trovano le spore), noti come peridioli e legati alla struttura del fungo da una sorta di cordoncino detto funicolo. Quando piove, le gocce d'acqua che colpiscono la coppetta causano un effetto di rimbalzo che porta questi peridioli ad "ancorarsi" all'erba o ai ramoscelli più prossimi, e, una volta maturate, le spore fuoriusciranno da questi peridioli anche molto distante dal fungo originario.

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