INTOSSICAZIONI DA FUNGHI
Non consumiamo funghi che non conosciamo o dei quali non abbiamo la certezza determinativa da parte di un esperto micologo. Non consumiamo funghi maleodoranti, marcescenti, conservati a lungo o in quantità. Evitiamo il consumo di funghi crudi.
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In caso di sospetta intossicazione da funghi: contattare direttamente il Pronto Soccorso, sempre al numero 118. Saranno loro a valutare i rischi del caso e ad te allertare tempestivamente il micologo reperibile e il centro antiveleni. In caso di emergenza, conservate e portate con voi avanzi del pasto, eventuali residui di pulitura, parte dell'eventuale vomito ed altri campioni dei funghi raccolti.
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Da sempre i funghi sono stati oggetto d’interesse da parte dell’uomo, vuoi per sfamarsi, vuoi per “aprire” la mente nei riti magici, vuoi per semplice curiosità nei confronti di questi particolari organismi. Il primo esempio di affinità uomo-fungo lo si può trovare nell’uomo del Similaun “Ötzi” ritrovato sulle nostre Alpi, che portava con sé alcuni funghi essiccati, probabilmente utilizzati per accendere il fuoco (Fomes fomentarius). Ma è nel corso dei secoli che i nostri antenati hanno imparato -a loro rischio, pericolo e spesa- quali funghi si potevano raccogliere e consumare e quali invece determinavano inconvenienti seri fino alla morte.
La storia ci racconta come queste scoperte portarono anche a una lunga serie di “delitti” fungini intenzionali, come l’imperatore Claudio, ucciso nel 54 d.C. da una pozione di funghi (probabilmente contenente A. phalloides) somministratagli dalla moglie Agrippina, che voleva assicurare al figlio Nerone il posto d’imperatore, oppure il papa Clemente VII, che dopo un pasto di funghi, lasciò la successione pontificia a Paolo III. Il passo successivo fu scritto e raccontato nel tomo Naturalis Historia di Plinio il Vecchio, che asseriva come “I funghi che cambiano colore al taglio sono tossici mentre non lo sono i funghi bianchi e quelli che, non essendo candidi, sono immutabili”, asserendo de facto la possibilità che i boleti fossero velenosi, ma affermando anche che i funghi possono diventare velenosi se nati vicino a chiodi da scarpa, ferri arrugginiti oppure a tane di serpente o sotto querce, faggi e cipressi. Plinio descrisse anche i primi tentativi di rimedio, raccomandando l’uso di contenitori d’argento o ambra, lunga cottura, molto aceto. Queste furono le basi del moderno studio della tossicologia, che ora si avvale di laboratori all’avanguardia e una rete mondiale di esperti che si consulta quotidianamente monitorando le varie situazioni e scoperte. Prima di parlare delle intossicazioni varie, occorre però precisare come nei funghi esistono sostanze proprie del loro metabolismo, isolate chimicamente, che sono risultate essere tossiche ad ogni livello.
Possono inoltre esserci sostanze che non appartengono ad essi ma che sono venuto a contatto accidentalmente (pesticidi, metalli pesanti, radionuclidi, ecc.), ma possono contenere sostanze che in certi individui possono dare luogo a manifestazioni di sensibilizzazione, con forti reazioni allergiche, anche croniche. Negli avvelenamenti da funghi, come nelle malattie, dipende da individuo a individuo, con la sua costituzione, la possibile reazione all’ingestione di una sostanza tossica, con la formazione di casi di tolleranza, allergia, ipersensibilità o resistenza.Convenzionalmente, le varie tipologie d’intossicazione dovute al consumo di funghi, sono state divise in sindromi a lunga latenza, nelle quali il tempo che intercorre tra l’ingestione di funghi e la comparsa della sintomatologia è superiore alle 6 ore (6-24 e oltre), dove sono compresi i quadri più gravi, potenzialmente mortali, le sindromi a breve latenza, nelle quali il tempo che intercorre è generalmente inferiore alle 6 ore; sono avvelenamenti di norma non gravissimi; le sindromi a latenza variabile, note anche come nuove sindromi, spesso collegate al consumo ripetuto di funghi in pasti ravvicinati.
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Sindromi a lunga latenza / Long latency sindromes
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Nelle sindromi a lunga latenza troviamo le più pericolose in assoluto, potenzialmente mortali: la sindrome orellanica; la sindrome falloidea, la sindrome norleucinica e la sindrome giromitrica. I primi sintomi compaiono almeno 12-24 ore dopo il consumo dei funghi, in alcuni casi anche 48-72 ore.
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Sindromi a breve latenza / Short latency sindromes
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Le sindromi a breve latenza, nelle quali il tempo che intercorre tra l’indigestione e i primi sintomi è generalmente inferiore alle 6 ore, sono avvelenamenti di norma non gravi. Fra queste troviamo la sindrome gastrointestinale, muscarinica, panterinica, psilocibinica, coprinica, paxillica ed emolitica.
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Le nuove sindromi / New sindromes
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Si tratta di sindromi recentemente scoperte e descritte su alcuni particolari funghi, che sono spesso collegate al consumo degli stessi in pasti ripetuti; sono a latenza variabile e ancora oggetto di numerosi studi. Troviamo sindrome rabdomiolitica, eritro-acromelagica e la sindrome di Sichaun, detta anche porpora di Szechwan.
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