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SCARPONI E CALZATURE

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A cercare i funghi ci si va a piedi. Spesso, addirittura, si trascorrono intere giornate camminando nel bosco. Dal punto di vista dei nostri piedi ciò significa compiere svariate migliaia di passi, chilometri di marcia su terreno accidentato, eterogeneo e, se ci troviamo in montagna, anche centinaia di metri di dislivello, a salire e scendere. Con queste premesse è ovvio che le scarpe diventano un attrezzo fondamentale nell’armamentario del cercatore. Nel girovagare a caccia di boleti, talvolta si ha la fortuna di camminare su tappeti di muschio, su ago di pino compatto, nell’erba brucata di fresco dal bestiame o da animali selvatici. Altre volte invece si ha la disgrazia di farlo tra i rovi, nell’erba alta, su ago di pino secco e friabile o nel mirtillo fitto da non vedere dove si mettono i piedi; così come capita di dover guadare un corso d’acqua, o di attraversare una placca di roccia viscida, una zona acquitrinosa, un intrico di tronchi d’alberi abbattuti dal vento. C’è poi sempre il rischio di infilare un piede in una buca, di inciampare in un vecchio filo spinato (nei boschi di certe valli alpine, novant’anni fa teatro di guerra, succede e non di rado), di calpestare la coda a una vipera distratta come noi, spaventata persino più di noi... Premesso che anche con scarpacce qualsiasi ai piedi, a tanti sarà capitato di affrontare il bosco e magari di riempire il cesto di magnifici porcini in meno di due ore, sulle calzature più adatte al cercatore di funghi c’è molto da dire. Come in ogni campo dello scibile, anche su questo argomento ognuno ha le proprie abitudini, i propri gusti e la propria teoria. Sempre supportata da “inconfutabili” argomenti.

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D’altra parte, non troveremo un commesso specializzato che ci consiglierà le stesse scarpe di un altro, e bisogna subito dire che sul mercato non esiste una calzatura espressamente studiata e proposta per il cercatore di funghi. Non resta che scegliere fra i prodotti pensati per attività outdoor che, come la ricerca dei funghi e dei tartufi, si svolgono su terreno accidentato misto: il trekking, l’escursionismo, la caccia e, ebbene sì, persino la guerra. Scarpe comode di media pesantezza, resistenti all’acqua e all’usura, con suole adatte al terreno misto e tomaie alte per proteggere, prima ancora che dalle distorsioni, dal rischio di abrasioni e dall’incontro ravvicinato con animali pericolosi. Tralasciando il classico e, diciamolo pure, superato scarpone da montagna in cuoio ingrassato, con la classica tripla cucitura della suola a vista, indistruttibile ma da scartare per la sua pesantezza (soprattutto quando si bagna) e per l’eccessiva rigidità e scartati anche gli scarponi da alpinismo, anche questi troppo pesanti e rigidi, parliamo di scarponi in pelle: calzature tecniche di ultima generazione, come si dice “studiate attorno al piede”, e confezionate accoppiando al pellame - materiale antico, meraviglioso e insuperato per resistenza -materiali supertecnici come le membrane impermeabili- traspiranti e le suole a durezza differenziata.

Ha spessore inferiore e viene usata per confezionare calzature di minore impegno, come le pedule. Altro elemento importante sono le membrane impermeabili-traspiranti, quelle della famiglia del Gore-Tex per intenderci: nel caso delle calzature da outdoor si tratta di una sorta di calzare alto alla caviglia quanto la scarpa stessa, invisibile perché inserito fra la tomaia e il rivestimento interno della scarpa: una barriera impenetrabile all’acqua che può filtrare dall’ambiente esterno attraverso la tomaia stessa e le cuciture, ma al contempo estremamente permeabile al vapore che promana dalla cute del piede. È importante perché, pur garantendo un’impermeabilità pressoché assoluta allo scarpone, permette al piede di traspirare e rimanere, quindi, asciutto. Tale “magia” è consentita dal diametro microscopico degli innumerevoli fori che costellano fitti un sottile foglio di teflon accoppiato a una tela traspirante, sottile e robusta: questa è, in parole povere, una membrana impermeabile-traspirante. L’aria e il vapore hanno libera circolazione attraverso i microfori, mentre le goccioline d’acqua restano fuori.

 

La più evoluta fra le membrane impermeabili-traspiranti è oggi il Gore-Tex XCR, membrana a triplo strato utilizzata nei modelli più performanti, e anche più costosi, sia di calzature sia di altri accessori tecnici come, per esempio, le giacche a vento. Venendo alla suola...Deve essere resistente all’usura, sufficientemente flessibile, costruita con forme e materiali in grado di “tenere” sui terreni più svariati, sul liscio, sul bagnato, sull’erba così come sul terreno soffice e sulla roccia viva. Le suole da montagna dell’ultima generazione, non discostandosi sostanzialmente dal vecchio carrarmato per quanto riguarda il disegno della scolpitura, si sono evolute nei materiali: per le parti che più rischiano di consumarsi vengono impiegate mescole relativamente dure, mentre la tenuta su superfici lisce e bagnate è assicurata dalla mescola più morbida utilizzata per costruire la zona centrale della suola.

 

Posizionata a mo’ di sandwich fra il battistrada e il plantare, è di grande importanza l’intersuola: anche questa, in qualche caso, realizzata con materiali espansi compositi e di durezza differenziata, ha forme anatomiche e spessori variabili ed è resa solidale al resto della suola e della scarpa attraverso processi di incollaggio-vulcanizzazione e cuciture di rinforzo. L’intersuola ha l’importante funzione di assorbire gran parte delle vibrazioni e dissipare i continui contraccolpi che altrimenti durante il cammino, specialmente in discesa, sarebbero trasmessi direttamente agli arti, alle articolazioni e dunque alla colonna vertebrale. L’intersuola ha altresì funzioni coibentanti, ”isola” le piante dei nostri piedi dal terreno, oltre a contribuire alla giusta flessibilità della scarpa.

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