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Marmotta (Marmota marmota)

Ad un lungo riposo invernale, segue un’attivissima calda stagione… vissuta all’insegna del sole, della riproduzione e del gioco! Questa è la dura vita della “Sentinella Alpina” compagna delle nostre escursioni estive. Conosciamola più da vicino… La marmotta delle Alpi (Marmota marmota) è un roditore appartenente alla famiglia degli Sciuridi. È parente dello scoiattolo ma al contrario di questo vive sul terreno e forma gruppi numerosi. Vive a delle altitudini superiori ai 1.500 metri (spesso tra i 2.000 e i 3.000 metri), presso le pietraie al limite superiore della foresta, dove gli alberi si diradano e diminuiscono di grandezza. La marmotta ha un corpo tozzo con una lunghezza di circa 70 centimetri (di cui 20 di coda) e un peso di circa 5-6 chili. Ha zampe molto robuste e lunghi artigli che gli permettono di scavare facilmente. Le numerose vibrisse sono necessarie per la sua vita sotterranea. Gli incisivi sono molto sviluppati, sono privi di radice e pertanto a crescita continua: l'animale li consuma giornalmente durante la masticazione del cibo. La coda è lunga, scura, pelosa e termina con un ciuffo di peli neri; in relazione alla posizione che assume costituisce un importante segnale nei rapporti sociali fra i vari componenti del gruppo. La folta e ruvida pelliccia è di colore grigio-bruno sul dorso e ruggine sulla parte inferiore. I piccoli dell'anno sono facilmente riconoscibili, oltre che per le loro minori dimensioni, anche per il colore grigio uniforme del mantello. La testa è grossa e rotonda e la posizione degli occhi gli permette di avere un largo campo visivo mentre le sue orecchie sono piccole e tonde, quasi completamente nascoste nella pelliccia. Nonostante il peso, questo roditore riesce a correre, saltare ed arrampicarsi tra le rocce con straordinaria velocità ed agilità.

Due curiose marmotte fanno capolino dalla tana. Foto © Sara Gava


La marmotta alpina vive in tane scavate nel terreno. Esse hanno diverse tipologie in relazione all'uso che devono svolgere. Le tane estive sono poco profonde e con molte uscite, quelle invernali sono invece costruite più scrupolosamente: praticamente hanno una galleria d'accesso che può essere lunga anche diversi metri e conduce ad una grande camera che viene rifornita di fieno. L'animale è diurno: esce dalla propria tana al mattino, per rientrarvi solo nelle ore più calde e al crepuscolo. Dedica la giornata alla ricerca di cibo, a farsi pulizia, a crogiolarsi al sole e a giocare con i propri simili. La marmotta infatti non vive isolata ma in famiglie; ogni gruppo è generalmente costituito dal maschio e dalla femmina adulti oltre che dalle altre femmine. I giovani maschi vengono precocemente allontanati dalla famiglia dopo il primo anno di vita. Questa specie trascorre la stagione invernale nello stato di letargo: tutti i componenti del gruppo si raccolgono nell'anfratto più ampio e profondo della tana, stretti gli uni agli altri per limitare la dispersione di calore. Durante questo periodo il metabolismo dell'animale subisce un notevole rallentamento: gli atti respiratori si abbassano a 2-3 al minuto, la temperatura da 38 gradi scende a soli 7-4 gradi e le pulsazioni passano a 4-5 al minuto. Durante questo periodo, la marmotta consuma lentamente le scorte di grasso corporeo accumulate nella bella stagione e per sei mesi dorme profondamente accanto al resto della sua famiglia. Si sveglia sporadicamente, in genere, solo quando la temperatura all'interno della tana scende sotto i cinque gradi. Questi temporanei risvegli hanno lo scopo di aumentare la temperatura corporea sia degli adulti sia dei piccoli, maggiormente esposti ad un'eventuale morte per ipotermia. Quella della marmotta è, quindi, una termoregolazione sociale: più si è, più possibilità ci sono di sopravvivere, soprattutto per i piccoli, che hanno dimensioni che non permettono loro di accumulare un sufficiente strato di grasso prima dell'arrivo del freddo e, per questo motivo, hanno bisogno di essere scaldati dagli adulti. Questi ultimi presentano una maggiore perdita di peso corporeo quando all'interno della tana ci sono i nuovi nati dell’anno. Prima del letargo, che dura generalmente da ottobre ad aprile, gli animali trasportano con la bocca l'erba secca per allestire un appropriato giaciglio per il lungo inverno. In primavera, all'uscita del letargo, la marmotta costituisce una facile preda perché ben visibile, mentre corre alla ricerca del cibo, sulle praterie ancora innevate.

Trio di marmotte durante la stagione estiva. Foto © Ana Gram

Dove vive

Come anticipato, la marmotta predilige i pascoli di alta montagna tra i 1.500 e i 3.000 metri. I suoi preferiti sono quelli che alternano il prato alla pietraia e con la presenza di grossi massi e radi arbusti di mugo, rododendro e ginepro. La si può anche incontrare nelle radure e ai margini dei boschi. Oltre che nelle Alpi, la marmotta si può incontrare ugualmente nei Carpazi e, da quasi una settantina di anni, è stata reintrodotta con successo anche nei Pirenei, da dove era scomparsa completamente agli inizi dell'era quaternaria. Le marmotte sono animali territoriali. Esse sono dotate di ghiandole che si trovano nei cuscinetti plantari delle zampe posteriori, sul muso e nella zona anale con le quali sono in grado di "marcare" il territorio. Talvolta, però, non basta a tenere lontane altre marmotte; zuffe e inseguimenti sono il modo più convincente per spiegare agli intrusi che è ora di andarsene. Se però il pericolo è più serio allora la parola d'ordine è la fuga. Quando una "sentinella" percepisce la presenza di un pericolo si alza a candela sulle zampe posteriori ed emette un grido simile ad un fischio avvisando il resto della comunità di rientrare nelle tane. Il fischio è il tipico segnale di allarme della specie e serve inoltre a mantenere un collegamento fra i componenti del gruppo. In passato si riteneva erroneamente che fosse un vero e proprio fischio, ma in verità si tratta di un grido di origine laringea che viene emesso a bocca aperta. I segnali sono udibili fino a un chilometro in linea d’aria. Il più grande predatore è rappresentato dall’aquila, seguito da lupi e cani vaganti.

Come si nutre

La marmotta è vegetariana, si nutre di erbe e graminacee, germogli e radici, fiori, frutta e bulbi che le consentono di accumulare, nella buona stagione, il grasso che verrà consumato durante il letargo invernale. Non essendo un ruminante deve selezionare, in funzione della digeribilità, il tipo di alimento: questa è la ragione per cui sono privilegiate le parti vegetali più tenere ed in particolare i fiori. Ama in particolare le erbe aromatiche. Solo occasionalmente si ciba anche di insetti. In genere non beve acqua poiché il suo fabbisogno giornaliero è soddisfatto da quella ingerita con le erbe.

Marmotta golosa, ripresa durante un "pasto" vegetariano. Foto © Slowmotiongli


La riproduzione

Il periodo degli amori delle marmotte si colloca in primavera, da aprile a giugno: dopo poco più di un mese di gestazione, nascono da 2 a 5 piccoli, nudi e ciechi, i quali apriranno gli occhi dopo 3 settimane. Vengono allattati fino a un mese e mezzo e diventeranno indipendenti a 2 mesi. Le femmine hanno dieci mammelle e raggiungono la maturità sessuale intorno ai 3 anni di età. La vita media della marmotta alpina è di 15-18 anni. Questo simpatico animale in passato ha persino rischiato l’estinzione perché intensamente cacciato per la prelibatezza della sua carne, per la bellezza della sua pelliccia e per le proprietà del suo grasso. Agli inizi del 1800, si diffuse la credenza che il grasso di marmotta avesse proprietà curative miracolose e si iniziò ad usarlo per curare dolori, raffreddori e coliche renali. In Svizzera la marmotta rischiò l’estinzione dopo che un sedicente farmacista si inventò di produrre confezioni di grasso di marmotta presentandole come ottimi prodotti antireumatici (ovviamente proprietà non vere). Tra i pericoli che questo animale potrebbe correre in futuro, c’è l’isolamento spaziale delle colonie. Il numero limitato di individui appartenenti al gruppo familiare e le ridotte possibilità di spostamento provocano il così detto “inbreeding”, cioè l’incrocio tra individui consanguinei. Questo potrebbe sicuramente essere causa di un impoverimento del patrimonio genetico della popolazione, con una diminuzione della variabilità e soprattutto un aumento delle malattie.

Due cuccioli di marmotta "curiosi". Foto © Hakoar

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